Categorie
Scienze

metodi sostitutivi e complessità emergente

C’è una continua polemica sull’utilizzo di animali per la sperimentazione di farmaci (quella di cosmetici in Europa non si pratica più) e oltre alle posizioni contrarie basate su scelte morali (che qualcuno ritiene di avere il diritto di imporre anche agli altri) ce ne sono alcune che cercano di aggrapparsi in modo più o meno sensato a motivazioni scientifiche. Tra queste c’è quella di chi sostiene che “ci sono metodi SOSTITUTIVI” dove “sostitutivi” implica che renderebbero inutili i test su animali e che “è solo questione di tempo e di convincere gli ignoranti ricercatori” perché prendano il sopravvento.
Magari! 
Il problema che sta alla base è la complessità. Non parlo di “complicazione”, ma di complessità emergente (vedi Wikipedia) .
I sistemi complessi, come una società o un organismo, non sono la semplice somma dei loro componenti e non si comportano in modi prevedibili. Mostrano anzi delle caratteristiche e dei comportamenti nuovi di cui i componenti non mostravano alcun indizio prima di essere messi insieme. 
Un esempio semplice? Un sistema di due soli elementi: l’acqua. E’ composta da idrogeno ed ossigeno, entrambi gas a temperatura ambiente, entrambi comprimibili, uno combustibile, l’altro comburente, peso specifico bassissimo. Che cosa possiamo dedurre sull’acqua studiando separatamente i componenti? 
Ben poco, a parte il peso della molecola. Perché gli elementi tra loro si relazionano in modo non lineare e non conoscibile a priori. Non c’è un “libro del Mondo” in cui andare a controllare le formule che dobbiamo ancora scoprire.
Lo stesso accade per la società, per gli organismi e anche per oggetti inanimati come dei computer. Gli organismi sono molto di più della somma degli organi, come d’altra parte sanno bene i medici che hanno un approccio olistico. Gli organi interagiscono uno con l’altro, non vanno ognuno per conto proprio come farebbero dei tessuti in vitro.
Non è quindi questione di tempo, né di metodo. E’ proprio impossibile per come è fatto il mondo. Altrimenti ci basterebbe studiare una cellula per sapere che forma avrà un albero. O come correrà un cavallo. O riusciremmo a predire l’evoluzione demografica mondiale studiando un solo africano, un solo americano, un solo asiatico e così via. 
Non si tratta di non avere sufficiente potenza di calcolo per fare le simulazioni, si tratta di non sapere a priori quali equazioni metterci dentro. Tra parentesi, una volta note tutte le regole potremmo anche simulare ogni processo biochimico di nostro interesse, ma proprio perché conosciamo tutte le regole non avremmo più bisogno di fare sperimentazione, giacché non avremmo più nulla da scoprire.
La complessità emergente è quindi il motivo profondo per cui i “metodi sostitutivi” non potranno mai sostituire i test su organismi completi. A meno che non arrivi un genio a sovvertire tutto ciò che sappiamo di come funziona il mondo. Tutto, non solo la biologia.

30 risposte su “metodi sostitutivi e complessità emergente”

Questa complessità via via più grande e sistemica è il motivo per cui in termini SCIENTIFICI, si utilizza la CORRELAZIONE tra variabili, per lo studio dei fenomeni che non si possono studiare secondo metodi sperimentali.
Ed è un metodo scientifico a tutti gli effetti.L’ unico applicabile, a volte.

Al contrario: non è la correlazione ad essere un metodo di studio, anzi, dallo studio dei dati emergono le correlazioni tra variabili.
La correlazione è un fatto, non un metodo.
E la correlazione da sola non dice nulla di certo sulle relazioni tra le grandezze considerate. In particolare non implica affatto l’esistenza di un rapporto di causalità, né tantomeno indica quale sia la grandezza che influenza l’altra. Dice solo che tendono a variare insieme.
Ad esempio, nelle città italiane con più chiese avvengono più omicidi. Questa è una correlazione. Qualcuno vuol sostenere che il numero di omicidi compiuti in una città influenza il numero di chiese che vengono edificate? O che l’esistenza di molti luoghi di culto spinge la popolazione a compiere più omicidi?
No, probabilmente nessuno sano di mente lo sosterrebbe. Ma se al posto della presenza di chiese prendessimo la numerosità dei ripetitori dei cellulari? Anche lì troviamo facilmente una correlazione: più ripetitori ci sono in città e più omicidi si verificano. Sarà un effetto delle radiazioni elettromagnetiche? Ecco, qua qualcuno che ci casca c’è di sicuro, perché la trova una correlazione più plausibile: “chi può dire che quegli affari malefici che non si sa come funzionano non abbiano misteriose influenze malefiche sulla psiche?” ed è pronto a prendere la correlazione come una prova della dannosità delle radiofrequenze.
Ma una correlazione non è mai una prova. Spesso due grandezze che appaiono correlate in realtà non sono correlate tra loro, ma sono entrambe correlate ad una terza. Qualcuno ha idea di qualche grandezza che varia insieme al numero di chiese e al numero di ripetitori? Il numero di ospedali? I chilometri di strade asfaltate? Il numero di pasticcerie? Sì, tutti questi, ma alla fine sono tutti correlati a una grandezza di base: quanti abitanti ha la città?
http://it.wikipedia.org/wiki/Correlazione_spuria
oppure, per verificare la correlazione tra pirati e riscaldamento globale http://www.albanesi.it/Raziologia/errore_correlazione.htm
La correlazione quindi è un fatto, non un metodo. Ci racconta una storia, ci da degli indizi, ma non garantisce che siano utili e non ci svela i come ed i perché.
E dato che gli scienziati, come i bambini, chiedono sempre “perché?” e “come?”, non si fermano alle correlazioni.

http://it.wikipedia.org/wiki/Metodo_scientifico

La cosa divertente è che a poco a poco cominci a capire come funziona la scienza della complessità…
A Psicologia si studia la fisica quantistica, tanto per dirne una…
Ben venga! Poi, quando avrai compreso l’ ovvio, cosa farai?
Ci scriverai su un libro, come va di moda fare?
🙂
E lo intitolerai “illuminazione” ?

A dire il vero mi interesso di scienza da 25 anni ormai e la complessità la conosco da un po’.
Quel che non comprendo è la psicologia, soprattutto di chi continua a cercare pretesti per attirare l’attenzione su di sé e sentirsi considerata da persone che dice di detestare e di non voler frequentare.
Cosa vuoi da me?
Ti invito a smettere questi comportamenti da stalker.

Se non ti va che io risponda a quello che scrivi e chiunque può fare dei commenti e lo sai benissimo, cancella pure i miei commenti, come hai già fatto perchè ti faceva comodo.

Mi pare che tu faccia confusione. Sei stata tu a cancellare tutta una discussione, compresi i miei commenti, perché ti faceva comodo.
In seguito, quando sei ricomparsa qui ed hai cominciato a tirare in ballo altre persone, ho dovuto rimuovere quell’articolo per evitare che una delle persone che stavi offendendo si rivolgesse ad un avvocato, visto che non cessavi di rivolgerti anche a lei in modi inurbani.

Lo sai bene che i motivi per cui hai cancellato tutto sono ben altri.
Ti ripeto, che io ho motivi sufficienti e parolacce e offese inequivocabili e testimoni per portare in tribunale te e L e aspetto tranquillamente 20 anni di processo. Dopo di che mi pagherai i danni e pagherai anche il processo.
Tieni a mente quello che sto dicendo.
Perchè io non dimentico.
Ciao.

ah, quindi “Stalker tu non sai nemmeno cos’è.” lo devo interpretare come una minaccia?
Su questo ultimo commento invece non ho dubbi: mi stai minacciando.

Quando invece ti ha fatto comodo, ti sei messo a prelevarli, dove io li avevo cancellati, per infilarli su questo tuo sito e deridermi. Perciò vedi te, chi è lo stalker.
Tu sei libero di scrivere qello che vuoi e io di rispondere. Questa si chiama democrazia. Questo è il regolamento del web e di un sito pubblico, quale è il tuo.
Tu non ti occupi da 25 anni di scienza, perchè non sei uno scienziato, nè un laureato in materie scientifiche.
Sei un appassionato di scienza, così come la indendi tu, cioè in modo fondamentalista.

“dove io li avevo cancellati”
Ah, la consecuzio temporum!
Per descrivere la realtà dei fatti dovresti scrivere “dove io POI li ho cancellati”.
“per infilarli su questo tuo sito e deridermi. Perciò vedi te, chi è lo stalker”
Oh, ma chi ti ha chiamata? Chi ha mai fatto il tuo nome? Chi ha alluso a qualsiasi dato che possa renderti identificabile? Chi è venuto a farti marameo sotto casa?
Nessuno. Nessuno ti ha deriso. Nessuno ti ha scritto, ti ha mandato sms o ti ha chiamato. Nessuno ti ha disturbato.

“Questo è il regolamento del web e di un sito pubblico, quale è il tuo.”
Cosa? Questo è un sito pubblico???? E da quando??
Esiste “il regolamento del web”?

“Tu non ti occupi da 25 anni di scienza” Perché fai finta di contestare le mie affermazioni mistificandole? Io ho scritto “mi interesso”, tu rispondi “non ti occupi”: certo, non sono uno scienziato e neanche tu, che vieni a scrivere strafalcioni sul mio sito, in cui sei ospite.

A proposito, tu quando ti laurei?

A breve.E posso assicurarti che quello che oggi faccio di mestiere, dimostra che è come se io una laurea ce la avessi già, perchè ormai per me l’ attestato di laurea è solamente una pro forma, dato che quello che so ( non che conosco semplicemente ma che so sia in termini teorici che esperienziali) è accreditato dai voti nel libretto, dai certificati di formazione a vario livello, dalle scuole che innmerevoli che ho frequentato e in cui mi sono perfezionata in vari ambiti, dai tirocini che ho fatto e dalle esperienze di laboratorio svolte anche all’ interno dell’ università.
La scienza, per come la intendi tu è solo l’ analisi di ciò che è invariante della realtà. Quindi in sostanza qualcosa di estremamente ridotto e larvale sia nelle sue potenzialità di spiegazione, sia nelle sue effettive possibilità di risultato nel portarci alla conoscenza della complessità. Quindi l’ autorevolezza che si dà oggi alla scienza intesa in termini sperimentali,è generata soprattutto da gruppi di potere che hanno tutto il vantaggio per esempio, di medicalizzare qualsiasi cosa, perfino la nascita. Mentre andrebbe decisamente depotenziato il rigore dato alla scienza, perchè si basa più sulla scelta ideologica di accreditare certi metodi,che non sulla loro effettiva efficacia e questo in favore di altre forme di conoscenza e di promozione della salute, che passano attraverso l’ educazione. Il Cina, se il medico non tiene in salute il paziente, paga di tasca propria. La medicina cinese si basa su presupposti teorici completamente diversi dalla medicina occidentale eppure funnziona. Che significa? Che anche il concetto di scienza è relativo e si basa su premesse mito-poietiche e di carattere ideologico.
Sai quale percentuale di efficacia sulle cavie deve avere un farmaco, per essere considerato efficace e da mettere in commercio? Te lo dico io. Il 25 %.
E SU animali da esperimento,( SOLO ) il 25% INTENDO però…
MA l’ aspetto intrinseco della potenza della vita sta nella sua immensa possibilità di differenziazione, perciò una forma di conoscenza che non tiene conto della diversità intrinseca nella vita e in ogni individuo, non può portare a spiegare niente o poco niente e contribuisce solo a rassicurare chi ha bisogno di certezze e spigazioni riduttivistiche e quindi parziali, se non fasulle.

Bye!!

Ti prego di limitarti a parlare degli argomenti che conosci, sui quali, anche se non ti fai capire, almeno non dovrebbe capitarti di sparare sciocchezze.

“Percentuale di efficacia”? Scusa, in che libro hai trovato questa espressione? Sulla scatola della pillola del giorno dopo? Riassumere l’efficacia ad una semplice percentuale è assurdo, come pure non ha senso valutare la sola efficacia. Secondo questo parametro un farmaco che cura perfettamente il 95% dei pazienti e l’altro 5% lo uccide sarebbe giudicato vendibile?
I farmaci non vengono messi in commercio sulla base dell’efficacia sulle cavie, ma in base all’efficacia dimostrata sull’uomo e alla valutazione degli effetti collaterali. Il passaggio sugli animali prima che sugli uomini ha lo scopo principale di minimizzare i rischi per i volontari.
Ma se invece del “sentito dire” vuoi farti un’idea di come funziona la ricerca puoi leggere qui: Nascita_di_un_nuovo_farmaco

“l’ autorevolezza che si dà oggi alla scienza intesa in termini sperimentali” deriva dalla riproducibilità e dall’ampiezza dei risultati ottenuti. Che sono sempre relativi a “ciò che è invariante della realtà”, dato che tutto il resto, che tu vedi in un modo ed io in un altro, si parla di opinioni ed esperienze personali.

La medicina tradizionale cinese funziona? A colpi di bile d’orso e corni di rinoceronte? Beh, anche i salassi medievali funzionavano, a volte. Ma nei secoli scorsi la potentissima industria medico-farmaceutica ha speso miliardi di pubblicità su internet e di irrorazioni chimiche nei cieli per convincere le donne che morire di parto non era una buona cosa e per convincere gli uomini che esistessero degli esseri microscopici responsabili di infettare le ferite. Tutto per vendere disinfettanti e cure mediche. E ora siamo (quasi) tutti illusi che funzionino.

Vai pure a leggerti l’ articolo da:
Inserto di Domenica 5 maggio 2013 de Il Sole 24 ORE, pag.30.

Titolo dell’ articolo al tema:RICERCA FARMACEUTICA
L’ inganno dei test truccati.
di Ermanno Bencivenga.

Libro consigliato:
Ben Goldacre, Bad Pharma: How Drug Companies Mislead Doctors and Harm Patiens, Faber and Faber, New York.

Certo, esistono ricercatori corrotti. Smettiamo di fare ricerca?
Esistono professori incapaci che fanno passare la voglia di studiare. Chiudiamo le scuole?
O siamo capaci di distinguere il caso specifico dalla questione generale?
Io non ho mai sostenuto che tutti i ricercatori siano dei santi. Il tema di questo articolo è: la sperimentazione su un organismo completo è inevitabile perché strutture più semplici, separate tra loro, come le colture cellulari, sono del tutto incapaci di fornire indicazioni predittive. La complessità di un organismo consiste proprio nell’acquisire proprietà che i suoi organi da soli non hanno.
Per quanti farmacisti, farmacologi o industriali farmaceutici corrotti ci siano al mondo, la complessità emergente resta.
Ecco un esempio fresco di ricerca possibile solo su un organismo completo e impossibile in vitro o in silico. Se qualcuno è in grado di trarre questi risultati senza sperimentare su un organismo completo si faccia avanti.

Concordo perfettamente e mi domando :
se proprietà H e proprietà O mai ci daranno le proprietà dell’acqua, perchè le proprietà del Topo o del Maiale vi raccontano di come sono fatto io ?

Grazie

Umbe

Buongiorno Umbe,
lei pensa di essere costituito da Topo e Maiale? Sarei curioso di conoscerla!
Se invece stava ponendo una domanda seria, le faccio notare che noi non siamo composti da Topo e Maiale, ma SIAMO topi e maiali, almeno per il 90-95% del DNA e condividiamo con loro i meccanismi biologici cellulari, la respirazione, la digestione, la riproduzione, la locomozione, il sistema nervoso… Del resto, se non fosse così, potremmo mangiare veleno per topi senza preoccuparci.

Studiare il topo ed il maiale ci racconta come funzionano i sistemi complessi come un organismo, che non sono prevedibili a partire dai sistemi meno complessi come un organo singolo o un tessuto isolato.

La complessità emergente ci impedisce, a partire dagli studi su un topo solo, di prevedere come si comporterà una colonia di topi, ma ci consente di comprendere quali sono i meccanismi all’opera negli organismi simili al topo.

Il concetto cui si riferisce Umbe, giustamente, è il concetto di proprietà emergente, che in biologia è fondamentale: l’ ABC del primo manuale di biologia che uno incontri nella propria vita scolastica e l’ esempio dell’ acqua ne è un classico esempio elementare, per evidenziare un principio che ha delle conseguenze enormi sulle caratteristiche della vita!Del topo, come del maiale ma ancor più dell’ uomo.
La risposta data da Fabio non è pertinente,perchè evidenzia di non conoscere tale argomento e non lo prende perciò in considerazione nel modo dovuto.

Buongiorno Bella e benvenuta!
Umbe si riferisce al concetto di proprietà emergente, che è alla base del mio articolo e della mia risposta, ma lo applica a casaccio:
le proprietà del topo e maiale non sono in grado di permetterci alcuna previsione su un’entità formata da topi e maiali, come ad esempio una COMUNITA’ di topi e maiali, perché questa avrà caratteristiche emergenti che derivano dalle interazioni tra i componenti e dai loro sviluppi non lineari.
Sono invece utilissime per capire come funzionano degli organismi basati sulla stessa biologia e che condividono col topo o col maiale tutti i meccanismi cellulari, i sistemi nervoso, muscolare, scheletrico, digestivo, respiratorio eccetera.

Comunque, cara Gallina, anche se usi altri nomi, sforzati di cliccare su “rispondi” sotto agli interventi cui vuoi replicare, così da dare uno sviluppo più ordinato alla discussione.

Vogliamo parlare seriamente di complessità e proprietà emergenti?

[Inizio moderazione] EDIT: Anche se internet può sembrare uno spazio anarchico, non lo è. Ci sono regole da rispettare anche qui. Ad esempio, non è corretto fare copia e incolla di articoli altrui senza il loro consenso e lo è ancor meno farlo senza citare la fonte.
Perciò il testo che hai copiato viene sostituito da un link alla pagina da cui l’hai preso: …[Fine moderazione]

http://www.scienzainrete.it/contenuto/articolo/pietro-greco/ricerca-della-complessita-proprieta-emergenti/aprile-2013

Questo è parlarne seriamente.
🙂
Con cognizione di causa.

Grazie del contributo, anche se non originale.
Ti faccio però notare che l’intento dell’articolo è spiegare come mai la sperimentazione animale non sia sostituibile con “metodi alternativi” e non quello di discutere sulla complessità emergente tenendo una lezione universitaria sul tema.

Presto detto: la complessità della dimensione psicosomatica di una malattia, per esempio, può essere studiata attraverso un topo o un maiale? La mia coscienza è un topo che gira sulla ruota di una gabbietta di un laboratorio?
L’ impatto che hanno i miei pensieri, le mie convinzioni, i miei vissuti, il mio modo di affrontare la vita e le mie emozioni sulla mia salute e sullo sviluppo di una malattia, sono quelle di un maiale?
Vogliamo raccontarci qui che questi non sono aspetti fondamentali da studiare nel momento in cui si vuole parlare di scienza? Omettiamo aspetti fondamentali di un oggetto di studio e consideriamo questo metodo riduttivistico ” scienza” ?

Un bell’esempio di benaltrismo: i problemi sono ben altri: esistono anche aspetti psicosomatici.
Come dire “Sì, sì’, bravo Colombo ce se n’è andato a scoprire l’America, ma perché invece non si è occupato di esplorare le galassie?”
Grazie, forse non te ne rendi conto, ma stai avallando la mia tesi: i sistemi semplici non hanno le stesse proprietà di sistemi complessi.
Non vedo come tu possa usare questo argomento per sostenere che, visto che un topo non ha i tuoi pensieri e quindi non rispecchia i tuoi processi psicosomatici (gli manca complessità), allora è opportuno sostituirlo con una coltura cellulare, che ti assomiglia ancora meno (ha ancor meno complessità). Oppure a questo punto hai perso di vista la tesi del mio articolo e stai andando avanti solo per il gusto di avere qualcuno che presta attenzione e risponde alle tue polemiche?
Certo che la complessità della psiche non può essere studiata attraverso studi su cellule ed organi, ma vuoi sostenere che quindi tutte le malattie che colpiscono l’organismo non meritano di essere studiate?
O che tutte le malattie sono di origine psicosomatica? O che ogni persona deve essere studiata individualmente perché il suo raffreddore è diverso?

A proposito di cervello e psiche, lo sai che se non fosse stato per il calamaro gigante non avremmo scoperto così “facilmente” come funzionano i neuroni? http://sv.units.it/ppb/NeuroBiol/Neuroscienze%20per%20tutti/ap.html

consideriamo questo metodo riduttivistico ” scienza”
Mah, finché non avremo un cervello abbastanza vasto da tenere in considerazione contemporaneamente tutti i fenomeni che accadono in tutto l’universo, tutti i pensieri di tutti gli uomini, tutte le posizioni di tutte le zanzare, eccetera eccetera, e tutte le posizioni e velocità di tutte le particelle esistenti non vedo quale alternativa abbiamo al “concentrarci su una piccola parte del puzzle e risolvere quella alla luce di tutti gli altri pezzi da cui abbiamo imparato qualcosa”
Forse l’alternativa è sedersi a meditare e attendere l’illuminazione?

Ma se parliamo di complessità dobbiamo tener conto del fatto non trascurabile che la complessità del topo non è la complessità dell’uomo o del cane. Il problema sta proprio nel dettaglio, nel considerare in modo riduzionista qualcosa che invece è un sistema complesso. Affermare che non sarà mai possibile rimpiazzare il topo mi pare scorretto, piuttosto vi è l’assoluta necessità di avvicinarsi sempre più alla complessità dell’organismo target. L’animale potrebbe essere al massimo un complemento, e da prendere con le pinze.

“la complessità del topo non è la complessità dell’uomo o del cane”
No. Sono i dettagli dell’uomo ad essere diversi da quelli del topo o del cane. ma la complessità è allo stesso livello.
Come ho tentato ti spiegare, infatti “complessità” non è la somma dei dettagli, ma la proprietà di generare comportamenti emergenti a partire dall’interazione tra componenti.
Che un componente (coda, pelo, naso, stomaco…) sia diverso non mette in crisi la complessità.
C’è certamente, come sottolinea lei, la necessità di avvicinarsi sempre di più all’organismo target, ma la complessità del topo è identica a quella dell’uomo e lo dimostra il fatto che a parte le sovrastrutture culturali (i topi non si vestono, non leggono e scrivono, ecc) abbiamo gli stessi comportamenti.
Il topo lo potremo sì rimpiazzare, ma solo quando saremo in grado di simularlo completamente e con precisione. E per simularlo così bene, oltre ad avere dei calcolatori di potenza enormemente maggiore di quelli attuali, dobbiamo prima apprendere TUTTE le reazioni che possono avvenire nell’organismo, altrimenti non sappiamo come programmarli quei calcolatori.
Ciò di cui ignoriamo il funzionamento non può certamente essere simulato, dato che per simularlo c’è bisogno di una regola da applicare.

Cit “Gli organismi sono molto di più della somma degli organi, come d’altra parte sanno bene i medici che hanno un approccio olistico. Gli organi interagiscono uno con l’altro, non vanno ognuno per conto proprio come farebbero dei tessuti in vitro.”

Infatti, da qui possiamo capire quanto possa essere fuorviante ad esempio far crescere un tumore “umano” in un topo immunodepresso e cecare di trattare il topo e farlo guarire, con un farmaco destinato all’uomo! In questo caso il topo può fungere né più né meno che come un bioreattore, un contenitore per il tumore, esattamente come fosse in vitro. Ma con la differenza che con gli attuali sofisticati sistemi in vitro esiste la possibilità di far interagire il tumore con elementi umani quali sistema immunitario, fibroblasti, sangue, matrice, ecc. http://3rs.it/wp-content/uploads/2013/12/fang-et-al-2013.pdf Quando si parla di sistemi “in vitro” o colture cellulari non bisogna pensare alle classiche colture 2D o 3D isolate ma a sistemi veramente complessi che simulano sempre più l’intero organismo umano e soprattutto ad un approccio integrato (nessun metodo da solo è in grado di avvicinarsi alla complessità di un organismo umano).

“Quando si parla di sistemi “in vitro” o colture cellulari non bisogna pensare alle classiche colture 2D o 3D isolate ma a sistemi veramente complessi che simulano sempre più l’intero organismo umano”
Le rispondo semplicemente: se creiamo un sistema che simula perfettamente un organismo significa che abbiamo ricreato quell’organismo pari pari. Cioè per avere le stesse reazioni dobbiamo avere gli stessi organi nelle stesse posizioni, il sistema nervoso, le ossa e le articolazioni. Si capisce che se tutto è come un organismo vuol dire che abbiamo ricreato artificialmente un clone dell’organismo, indistinguibile dall’originale. Quindi abbiamo creato un clone di un uomo o il clone di un topo, quindi siamo di fronte ad un organismo che come l’originale prova dolore, quindi non abbiamo in alcun modo risolto il problema etico.
E siamo ancora MOLTO lontani dal riuscire a farlo.

” quanto possa essere fuorviante ad esempio far crescere un tumore “umano” in un topo”
Certo, il topo nel suo 5% di differenza dall’uomo _potrebbe_ indurci in errore. Ma un “sistema veramente complesso” che invece non ha un sistema nervoso e non simula tutto ciò che _non_conosciamo_ancora_ è almeno del 50% diverso dall’uomo, quindi molto più fuorviante.
Questi “sistemi veramente complessi” che dovrebbero esser meglio del topo come modello, per esempio, tossiscono? Corrono? Hanno un cuore che batte? Mangiano cibi solidi? Si riproducono?
Purtroppo la risposta è no, quindi le deduzioni che se ne possono trarre sono limitatissime e potenzialmente molto più fuorvianti.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *