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Buonumore Schio

A ciascuno il suo, furbi compresi

Forse il fatto di uscire dal centro ed attraversare dei boschi per raggiungere la contrada induce qualcuno a pensare di essere giunto in un luogo lontano dalla civiltà e di poter quindi comportarsi in modo incivile.
Attenzione! Non è così. Anche la contrada è frequentata da persone che si interessano del bene comune, anche in contrada è considerato maleducato chi getta in giro rifiuti o non raccoglie le cacche del cane. Perché le cacche non evaporano magicamente voltando le spalle, neanche se sono nel giardino dei vicini o su strade non asfaltate. E anche se sono “bio” fanno schifo lo stesso. Del resto conoscete qualcuno cui piace trovare escrementi nel proprio giardino? E in mezzo all’insalata o alle fragole? Beh, io non mi sono ancora abituato ad avere ogni settimana almeno una cacca di cane davanti a casa, non intendo neanche abituarmi a correre costantemente il rischio di pestarne una nei 30 passi per arrivare alla legnaia e di portarmela in casa e non voglio mai più trovarmi smerdato dalla testa ai piedi perché tagliando l’erba col decespugliatore ci trovo nascosto in mezzo il “regalino” di Fido o di Boby. Avete presente il decespugliatore? Sminuzza e sparge che è un piacere!

Forse i comportamenti incivili funzionano in città, dove le persone sono molte e qualcuno dopo aver rotto o sporcato qualcosa può trovare conveniente la strategia di tacere e far finta di niente, tanto chi potrà mai risalire con certezza al responsabile tra mille? Ecco, in una comunità di 15 persone questo comportamento invece non funziona, quindi chi viene ad abitare in una contrada in collina è bene che lo abbandoni al più presto e si faccia carico delle sue responsabilità.

Tuttavia ogni cosa positiva ha qualche aspetto negativo e viceversa. Infatti è noto fin dai tempi antichi che spargere letame sui terreni favorisce la crescita delle coltivazioni e in tempi non molto lontani i nostri vecchi dedicavano tempo ed energie a concimare non solo gli orti, ma anche una pianta d’alto fusto come il castagno. Non per ottenere più legna, naturalmente, ma per garantirsi castagne più grosse e numerose. Nell’economia di sussistenza questo frutto, insieme alle noci, aveva un ruolo importante di scorta alimentare.
Quindi anche le feci hanno un loro valore per la concimazione e non volendo appropriarmi di beni altrui, credo che comincerò al più presto a restituire ciascuna dose di concime al legittimo proprietario basandomi su parametri quali la taglia e la specie dell’animale con dimensioni e tipologia del “prodotto interno lordo”. Laddove non sia possibile raggiungere una ragionevole identificazione dell’animale di provenienza mi preoccuperò di tenere la cacca a disposizione di chi ne faccia motivata richiesta per 15 giorni dal rinvenimento, senza però poter garantire che finisca accidentalmente confuso o mescolato con deiezioni di altri animali.
Per la statistica, tra il 30 dicembre ed il 1 gennaio ho raccolto 10 diversi “campioni” nel raggio di 15 metri dalla porta di casa. Identificati come: cane di piccola taglia, cane di grossa taglia e… asina. 
Che dite? Vedersi restituito il bisognino di Fido in un bel sacchettino trasparente basterà a sensibilizzare i proprietari? O troveranno ancora più conveniente continuare a fare i furbi e a lasciar vagare i loro animali?

Piccolo promemoria: alcuni articoli del regolamento di Poliza Urbana:

Art. 37
Altri atti vietati
In tutto il territorio del Comune resta altresì vietato in luogo pubblico o aperto al pubblico:

d. lasciar vagare o abbandonare qualsiasi specie di animale;

Art. 42
Circolazione dei cani in luoghi pubblici od aperti al pubblico
Nei luoghi pubblici od aperti al pubblico tutti i cani devono essere muniti di collare, portante l’apposita targhetta
comunale, e dovranno essere tenuti con solido guinzaglio di lunghezza non superiore a centimetri ottanta.
Tutti i cani di grossa taglia, come i mastini, gli alani, i doberman, i pastori, nonché i cani di indole mordace,
dovranno essere muniti anche di idonea museruola.
Nei giardini, negli orti, nelle aie ed in altri luoghi privati aperti, o nei quali non sia impedito l’accesso a terzi, i cani
possono essere tenuti senza museruola, purché siano legati o custoditi in modo da non arrecare danno alle persone.
Potranno essere tenuti sciolti e senza museruola, quando l’accesso a detti luoghi sia chiuso e provvisto di cartello
con l’indicazione “Attenti al cane”.
Possono essere tenuti senza guinzaglio e museruola:
• i cani da caccia in aperta campagna a seguito del cacciatore;
• i cani da pastore quando accompagnino il gregge;
• i cani delle forze di polizia durante l’impiego per fini d’istituto.
Art. 43
Cattura dei cani e di altri animali
I cani e gli altri animali trovati a vagare in luogo pubblico saranno catturati dal personale a ciò addetto.
E’ proibito impedire agli addetti alla cattura l’esercizio delle loro funzioni, come pure cagionare o favorire la fuga degli animali da catturare.

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Letteratura Schio

L’Alfabeto Veneto

La lingua veneta è formata da diverse varianti, ognuna con proprie caratteristiche, ed il seguente alfabeto è stato sviluppato per consentirne la trascrizione. Non tutti i fonemi sono pronunciati in tutto il territorio, e alcune rappresentazioni grafiche sono ancora oggetto di dibattito. Alcuni simboli non sono presenti nei codici ASCII (per una versione completa si prega di scaricare i caratteri appositi (Venetica 1.0) e di visitare Veneto Arkìvio ), e questo alfabeto fa uso di diagrafi (due lettere assieme) per rappresentare certe pronuncie.

NOTA PRELIMINARE: Molti vocaboli usati come esempio non sono necessariamente presenti in tutte le varietà venete, e ci possono essere vocaboli differenti usati in altre zone per lo stesso significato.

A a [ come in italiano ] ava (ape) alocón (gufo) anguàna (strega) àspexe (serpente d’acqua) NOTA: Nel tipo ladino-veneto, questa vocale assume anche un secondo valore fonetico (â). Si prega di visitare il Vèneto Arkìvio per una discussione linguistica più dettagliata e per la corretta rappresentazione grafica.

B b [ come in italiano ] bólpe (volpe) brèspa (vespa) brincavóxe (microfono) bago£ón (giocherellone, estroverso) barukè£o (giovane contadino) baxùo (mortificato) baùco (stolto) béco (capra) bèco (becco) bisabòbo£e (tornanti) bòcia (fanciullo) brìncare (prendere) brónsa (brace) brónba (prugna) NOTA: In veneto, la lettera B è preceduta dalla consonante nasale N anziché M. Questo non avviene solo oggi, ma è anche documentato in testi antichi come caratteristica della lingua veneta. Per esempio, inbatunìo (intontito), oppure inbaosà (bavoso).

C c [ come in italiano ] ciòdo (chiodo) cìcara (tazzina) ciauscàre (parlare incomprensibilmente) céngio (roccia) ciò (esclamazione) ciòpa (pagnotta) ciupascóndare (nascondino) ciupegàre (masticare a bocca aperta) NOTA: La lettera C è comunemente usata per pronunciare anche la lettera K [come k in inglese kite]. E` invece importante fare una distinzione quando la C si trova a fine parola (molto comune nelle varianti venete settentrionali). Per esempio, pec (abete) è pronunciata come c in italiano cena, mentre pek (fornaio) si pronuncia come k in inglese kite. Nel Vèneto Arkìvio altri simboli sono usati per differenziare la pronuncia di fine parola.

Ç ç [ come tz in inglese Ritz ] çéola (cipolla) NOTA: Questa pronuncia storicamente presente nel Veneto sta poco a poco sparendo, e viene sostituita nella maggior parte dei casi dalla lettera S. Era comunque presente in molti testi antichi sin dal 1200 ed è ancor oggi pronunciata in alcuni varianti.

D d [ come in italiano ] diéxe (dieci) déo (dito) desavìo (insipido) dexgrafàre (snodare) dexmentegàre (dimenticare) dixdòto (diciotto) drénto (dentro) drugo (stolto) drìo (dietro) NOTA: A seconda del luogo, molte parole sono pronunciate in modo diverso, e in alcuni casi D viene sostituita invece dalla pronuncia interdentale DH (vedi sotto) oppure della X. Per esempio, danòcio invece di dhanòcio o xenòcio (ginocchio).

E e [ come in italiano ] endegàro or endeghèr (indice) èlira (edera) NOTA: E` molto importante ricordarsi, quando si scrive in veneto, di distinguere il più possibile tra le due varianti di questa vocale: è (aperta) ed é (chiusa). Per esempio: véro (vetro) e vèro (verità), oppure béco (capra) e bèco (becco).

F f [ come in italiano ] finfotàre (piagnucolare) fracàre (premere) frégo£a (bricciola) franfrìgo£a (tipo di bacca) frìxa (freccia)  frìto£a (frittella, checca) NOTA: In certe varianti quando la lettera F è seguita da una vocale, la pronuncia diventa aspirata. Vedi il diagrafo FH in fondo pagina.

G g [ come in italiano ] gajòfha (tasca) galón (coscia) gatàro (cancello) gatarìso£e o gatè£e (solletico) gavàso (cespuglio) gardéna (tordela, cesena, tipo di uccello) gunbio (gomito) gòmito (vomito) górna (grondaia) gòto (bicchiere) gréspe (rughe) gufo (gobbo) NOTA: La lettera G è anche comunemente usata per pronunciare come g in italiano gioia. Per esempio, giósa (goccia). Per distinguere tra la pronuncia gutturale e palatale, la G si pronuncia come gioia quando è seguita dalla I o dalla E, e come g in italiano gatto quando di fronte a consonanti o ad altre vocali. Vedi anche GH a fondo pagina. Alcuni scrittori preferiscono invece usare semplicemente la cosiddetta regola del jegejé: la G viene sempre pronunciata gutturalmente come in italiano gatto, mentre la J viene usata per la pronuncia palatale come in italiano gioia. Nella lingua veneta, però, la lettera J è anche usata per la pronuncia semiconsonantica come j in italiano Jacopo, e viene usata in vocaboli che alternano la pronuncia della J a seconda della varietà. Per esempio, la J in fhaméja (famiglia) e mèjo (meglio) può essere pronunciata sia come palatale sia come semiconsonante. Una terza alternativa è resa possibile grazie all’uso di caratteri speciali (occorre scaricare i fonts Venetica). Si prega di visitare il Vèneto Arkìvio per una discussione dettagliata di questo terzo approccio.

H h Questa lettera non viene pronunciata in Veneto, ed è usata solamente nei diagrafi: DH, FH, NH, TH (vedi a fondo pagina). . I i [ come in italiano ] istà (estate) infolponarse (soffocarsi) insìda (uscita) ìndese (endice – uovo finto) indormài (oramai) inxamò (di già) indomè (appena) inbolxemàre (infangare) infhià (gonfio) ingrisàrse (vergognarsi) ingrumare (accumulare) inmagarse (incantarsi) inoriàrse (confondersi) inpasà (otturare, frenare) inpisàre (accendere) intorco£à (attorcigliato) intrà (inoltre) ìspio (muschio) instéso (comunque, lo stesso) . J j [ come j in italiano Jacopo, o come j in inglese jockey ] jakéta (giacca) jóvene (giovane) jera(era) jeri(ieri)    judàre(aiutare) judìsio (giudizio) Jèxo£o (Jesolo) NOTA: Il valore della lettera J cambia a seconda delloscrittore. Perciò, nei vocaboli qui sopra riportati la J può essere letta come j in italiano Jacopo, o come j in inglese jockey. La lettera J è per questo anche chiamata “J libera” oppure “J veneta”, appunto per questa sua caratteristica di lasciare al lettore la libertà di leggere un vocabolo a seconda del proprio dialetto a prescindere dalla provenienza dello scrittore. Si prega di notare inoltre che in molte varianti venete al posto della J viene usata la lettera X o l’interdentale DH. Per esempio, jénte oppure xénte o dhénte (gente), e jornà£e oppure xornà£e (giornale).

K k [ as k in English kite ] kéca (gazza)  kèba (gabbia) kièto (silenzio) kipàre (piegare) kefàro (scarafaggio) kèserle (tipo di formaggio) kive (qui) kisa (coccolone) kistìnkene (castagna esiccata) kitàra (arnese per frustare il latte, strumento musicale) NOTA: La lettera K viene usata soprattutto di fronte a I ed E (invece di C), per distinguerla dal suono c come in italiano cena. L’uso della K non è solamente presente in vari documenti storici, ma è utile anche per evitare CH (usato solo in italiano), il quale potrebbe creare confusione tra i veneti immigrati in paesi di lingua inglese, francese, portoghese e spagnola. Per tutti gli altri casi non è definito quando usare la K invece della C (per esempio, karéga o caréga (sedia), e kustión o custión (questione)), e alcuni scrittori consigliano di usare sempre la K per c di cane, e di usare la C solo per c di cena (regola del jegejé). Nel Vèneto Arkìvio viene presentata un’altra alternativa che fa uso di caratteri speciali.

L l [ come in italiano ] lista (lista) làrexe (larice) lòxa (loggia) lòsa (fango sabbioso) luàme (letame) ludro (sporco) ludrón (asfalto) luja (scrofa) lujo (Luglio) luna (luna) NOTA: La lettera L è pronunciata in tutto il territorio veneto soprattutto quando a fine parola o vicina ad una consonante. Per esempio, moltón (montone), xlandrón (farabutto, vagabondo), xlaparón (vorace), balbo (balbuziente), baldrésca (impalcatura), el (il). Invece, quando fra due vocali, oppure ad inizio parola, la L è frequentemente sostituita dalla £ (vedi sotto), a seconda della variante. Per esempio, lu o £u (egli), lóngo o £óngo (lungo), stèla o stè£a (scheggia).

£ £ [ fonema parzialmente vocalizzato, simile a ll in francese mouillé ] £aca (gamba) £agùia (aquila) £aìn (scaltro) £atón (ottone) £avaóro (acquaio) £ekési (dolciumi) £énsa (hooligan) £evaró£a (piede di porco)   £igaóro (ramarro) £ispo (scivoloso) £ive (li) £òtara (scala – a pioli) NOTA: La lettera £ (vedi Vèneto Arkìvio per il simbolo ufficiale), conosciuta anche come “L veneta”, oppure come “L evanescente”, rappresenta una pronuncia unica al territorio veneto. Non si distingue solamente dalla L normale, ma assume anche in essa stessa delle leggere variazioni a seconda della zona. Per esempio, nella provincia veneziana diventa quasi una E, mentre nella zona pedemontana si avvicina di più alla L, e in alcune aree montagnose è raramente presente. L’uso di questa lettera è necessario per la lingua veneta per accomunare i vari dialetti. Senza di essa, scrittori da diverse province interpreterebbero questa stessa particolare pronuncia o con una E o con una L (a seconda della leggera varianza dialettale) sebbene entrambe queste lettere non rappresentino esattamente l’attuale pronuncia. Per esempio, góndo£a invece di góndola, gódoea o góndoa. Questa distinzione aiuta anche a non confondere certe parole (per esempio, se invece di scò£a (scuola), si scrivesse scóa, questa parola verrebbe confusa con scóa (scopa)). Bisogna inoltre ricordare che in alcune varianti la £ (l’evanescente) è veramente sostituita nella pronuncia da una E (in laguna) o da una L (nelle Dolomiti), ed è giusto in questi casi scrivere a seconda della propria peculiarità dialettale.

M m [ come in italiano ] mare (madre, mare) marcà (mercato) madhégo (fieno maggiatico) magàña (malattia)  maja (maglia) màntexa (mantice) mara (incubo, essere mostruoso) marangón (falegname) marè£a (stecca d’ombrello) marè£o (mucchio) marinè£e (tipo di cigliege) maròñe (mucchio di sassi, carboni bruciati) marón (castagna, imbroglio) marxemìn (furbastro) marte£àro (carabiniere) maruè£e (emorroidi) masìn (macellaio) masiéra (muro di sassi) mèdho (mezzo) melórde (code del frak) mojére (moglie) morécia (topolino) muxìna (salvadanaio) muso (asino) musolìn (moscerino) NOTA: La lettera M NON precede la B o la P in lingua veneta. Per esempio, exénpio (esempio), inprèstiti (prestiti) e anbra (ambra).

N n [ come in italiano ] nanarè£a (criceto) nasòpia (nasone) nevódo(nipote) ninàre (cantare la ninna nanna) ninte (niente) nodàro (notaio) nóxa (noce) NOTA: La lettera N precede sempre la B e la P. Per esempio, anpómo£a (lampone), bonbaxón (cotone), canpigo£àre(brulicare), ciónpo (zoppo).

Ñ ñ [ come gn in italiano gnomo ] ñaro (nido) ñanca (neanche) ñaér (diventare) ñàñara (febbre leggera) ñaño (sciocco) ñòco (gnocco) ñèl (agnello) NOTA: La rappresentazione grafica di questo suono non è stata ancora stabilita per la lingua veneta. Infatti, i seguenti diagrafi sono frequentemente preferiti alla lettera Ñ: GN, NH o NJ. Non ci sono differenze dialettali che giustifichino rappresentazioni grafiche diverse. Il dibattito riguardo che simbolo usare è ancora acceso, ma si basa soprattutto su preferenze personali.

O o [ come in italiano ] òbito (funerale) òcio (occhio) òfhio (floscio) òjo (olio) ónbrìa (ombra)    onfegàre (macchiare di unto) óngia (unghia) ónsa (oncia) ónxare (ungere) óngaro (ungherese) òrbo (cieco) NOTA: Come con la lettera E, è molto importante specificare, quando possibile, l’accento giusto. Per esempio, tò£e (tavole) e tó£e ([lei] prende), oppure ròso (gruppo) e róso (rosso) o tòco (pezzo) e tóco (tocco).

P p [ come in italiano ] pañùgo£o (batuffolo) pàndare (rivelare) pandò£o (biscotto, stupido) panpalùgo (calandra – tipo di uccello) pantasón (ciccione) pào (tacchino) papìna (sberla) papòta (guancia) pare (padre) pareciàre (preparare) parmédo (precoce) parsìmo£o (prezzemolo) pasto (molto) pate£ón (apertura anteriore dei pantaloni) patòfhia (debole) patùgo (fondo di bottiglia) pèca (orma) pèdho (peggio) pelandrón (fannullone) peñàta (pentola) peretàre (scrutare) pèrla (bacca selvatica) pèrsego (pesca) petàre (incollare, cadere) petenè£a (pignolo, fastidioso) petotàre (camminare velocemente) petufhàrse (azzuffarsi) pévare (pepe) piànperi (fiammiferi) piato£àre (perdere tempo) pirón (forchetta) peòcio (pidocchio) peocióxo (tirchio) pipión (piccione) pisacàn (dente di cane) pólde (pulce) po£ìto (OK) popà (papà) prèsia (fretta) puìna (ricotta) puliéro (puledro) puòto (pupazzo) putè£o (bambino) NOTA: Di nuovo, come riscontrato in numerosi documenti (antichi e più recenti) la lettera P è preceduta dalla lettera N invece della lettera M. Per esempio, ranpìn (uncino) and sanpòto£e (pantofole).

R r [ come in italiano ] raìxa (radice) ragañò£o (rompiscatole) ramenón (ruzzolone) ranpegàre (arrampicare) rasaóro (rasoio) rénte (vicino) rigolàre (rotolare) ronkexàre (russare) NOTA: La lettera R viene pronunciata nello stesso modo in tutto il Vèneto eccetto nel Veneziano dove è pronunciata come r in inglese more. Non c’è un bisogno concreto di rappresentare questo suono diversamente, dato che sostituisce sempre la R normale e perciò non c’è ragione di fare alcuna distinzione. Comunque, alcuni scrittori hanno sperimentato con il diagrafo RH, appunto per sottolineare la loro particolare pronuncia.

S s [ come ss in italiano asse ] sacañón (maldestro) salbanè£o (folletto) sanbè£o (zimbello) sangiùto (singhiozzo) sànto£o (padrino, suocero) saràda (Autunno) saràre (chiudere) sata (zampa) scaño (sgabello) scavesàre (romprere) scékenàre (sbocciare) skèi (soldi)   sciànta (un poco) sciàpo ( stormo, gruppo) scope£òto (schiaffo) scoraiàre (cadere per sovraccarico) scorlàre (scuotore) sculiéro (cucciaro) senpioldo (scemo) sfharesón (curioso) sórxe (topo) sparagàñe (costine di maiale) spesegàre (fare in fretta, darci dentro) spithigàre (pizzicare) sora£ake (lap-top) stèrke£e (sci) stofegàre (soffocare) NOTA: La lettera S è sempre pronunciata come ss in asse o come s in sole (dicesi “S sorda”). Alcuni preferiscono usare la S per s in asino (dicesi “S sonora”), e usare la doppia S per distinguere tra i due suoni. Questo metodo però, crea un paio di problemi. Primo, la lingua veneta non conosce le doppie consonanti. Secondo (e soprattutto), la lingua veneta è ricca di vocaboli che usano ambedue i suoni (s di sole e s di asino), ed è indispensabile distinguerli. Per esempio, la parola sixì£a (rondine) non può essere scritta sisìla, ssisìla, perché non chiara e non fedele all’attuale pronuncia. Certi scrittori hanno scelto di usare la lettera Z per rappresentare s di asino (S sonora). Purtroppo, la Z è già usata per rappresentare la z di zanzara presente in alcune varianti, e perciò la Z non può rappresentare anche la S sonora in una grafia comune a tutto il territorio. (Vedi anche lettera X). La lettera S è anche usata nel diagrafo SH ( come sc di scemo). Questa pronuncia è presente SOLO nel ladino-veneto, e non è presente nel resto del Veneto. Per esempio, shénta (sedile). Nel Vèneto Arkìvio viene illustrato il simbolo da usare con caratteri speciali. Nel alfabeto della lingua veneta, SH è scelto anziché SC, perché la combinazione di S e C è troppo comune nella lingua veneta per essere usata come diagrafo per un’altra pronuncia (per esempio: sciào (schiavo), sciòpo (fucile), scéto (autentico), scéve (siepe), sciàsaro (lurido), sciavìna (erpice), sciocàre (schioccare), sciona (anello)). Alcuni, per evitare confusione con il diagrafo italiano SC (stessa pronuncia di SH), usano S-C oppure S’C.

T t [ come in italiano ] taconàre (rattoppare) tanbràre (tuonare) téndare (accudire) tibiàre (raffreddare) trapè£o (oggetto inutile) NOTA: La lettera T viene anche usata nel diagrafo TH (vedi sotto).

U u [ come in italiano ] ùa (uva) urtàre (spingere) ùso (uscio) ùxo (usato/uso) . V v [ come in italiano ] varnìxa (vernice) végro (incolto) vènare (venerdì) vèrta (Primavera) . X x [as z in English zone ] xbarlucàre (lampeggiare) xbéso£a (mento) xbétega (pettegolo/a) xbiansàre (annaffiare) xbitaràre (spruzzare) xbramoxà (stanco) xbrindo£ón (gironzolone) xbrisjàre (scivolare) xgàparo (sputo) xgiantìso (lampo) xgiónfo (pieno) xñaròco (muco) xgrànfho (crampo) xgrìxo£e (brividi) xlamegón (trasandato) xlangorìo (stomaco vuoto) xlèpa (sberla, grossa fetta) xmarìo (scolorito) xmorsàre (spegnere) xòbia (Giovedì) xvanpolàrse (prendere aria, ricrearsi) NOTA: è ampiamente accettato che la lingua veneta necessita di una distinzione grafica tra la S (S sorda) (come s di sole) e la X (S sonora) (come s di asino). Ci sono troppi vocaboli che richiedono questa distinzione. Per esempio, rusàre (strusciare) e ruxàre (fare le fusa), sa ([egli] sa) e xa (già), sìxo£a (forbice) e xìxo£a (freddo pungente), sugàre (asciugare) e xugàre (giocare), sara (chiudi) e xara (caraffa). C’è comunque chi non adotta la lettera X per rappresentare questo suono (non volendo creare confusione con il valore che assume in altre lingue: “ks”), e più di uno scrittore adotta invece la Z. La lettera X è comunque la rappresentazione grafica preferita, non solo per il fatto che la Z è già usata per un altro suono (e di conseguenza creerebbe confusione in un alfabeto comune a tutto il territorio veneto), ma anche per il fatto che la X è storicamente sempre stata usata in Vèneto per rappresentare la S sonora, e per secoli viene riscontrata in praticamente tutti i testi veneti. Alcuni suggeriscono di sostituire la X con la S, quando prima di un’altra consonante. Il motivo sarebbe che bisognerebbe sapere sempre come pronunciarla (sonora di fronte a B, D, G, L, M, N, Ñ, R, V; e sorda di fronte a C, F, P, T). Ci sono però alcune eccezzioni. Ad esempio: slòpole (luppolo) e xlòso (marcio, rotto). Per ragioni di semplicità e chiarezza, si raccomanda di distinguere sempre fra la X e la S. La lettera X viene anche usata nel diagrafo XH (come j in Francese jardin ). Come per SH, questa pronuncia è presente SOLO nel ladino- veneto. Per esempio, xhal (gallo).Vedi anche Vèneto Arkìvio per la rappresentazione grafica ufficiale.

Z z [ come in italiano “zanzara”] NOTA: Il suono della Z è presente nel veneto parlato a causa delle parole italianizzate. Ad ogni modo, nel dialetto urbano di Vittorio Vèneto, e forse in alcune altre varianti, questa pronuncia sembra essere stata presente prima dell’annessione veneta all’Italia. Per rappresentare le peculiarità culturali di ogni varietà veneta, questa lettera viene inclusa nell’ Alfabeto della Lingua Veneta. In questi dialetti, la Z sostituisce di solito la X (o il diagrafo DH) come in zenòcio = xenòcio = dhanòcio (ginocchio).

DIAGRAFI

DH [ simile (ma non uguale!) a th in inglese the ] dhàlo (giallo)   dhermàn (germano) dhó (giù) dhandhìvi (gengive) Dhòrdhi (Giorgio) NOTA: Una volta sembra che questa interdentale fosse presente in tutto il territorio veneto, ma oggigiorno sta lentamente sparendo. Il diagrafo DH era presente in testi veneti sin dal 1200, ed è tuttora ancora pronunciato in diverse varianti venete (specialmente nella zona alpina e pedemontana). Nelle altre zone viene frequentemente sostituito da X (lèdhare = lèxare (leggere), e mèdho = mèxo (mezzo)), ed in alcuni casi dalla D (frédha = freda (freddo)). Vedi anche Vèneto Arkìvio per la rappresentazione grafica alternativa.

FH [ fra la phi greca e la ph tedesca, un po’ aspirata come h in spagnolo humera ] fhabiòco (stupido) fhalìva (fiocco di neve) fhémena (moglie) fhià (un po’) fhìnfarli (tipo di fungo) fhòdha (moda, trend) fhòja (foglia) fhóra (fuori) fhorèsto (straniero, estero) fhormàjo (formaggio) fhursi (forse)  NOTA: Come con il DH, questa pronuncia sta lentamente scomparendo, e viene sostituita dalla F. È comunque ancora presente, ed è riportata nell’alfabeto della lingua veneta perché si alterna all’interno dello stessa variante con la F normale, ed è perciò necessario distinguere graficamente le due pronunce. È stato anche proposto di rappresentare questa pronuncia con una semplice H.

GH [ come g in italiano ghiro ] NOTA: Questo non è un diagrafo, perchè viene usato solo di fronte alla E e alla I per pronunciare la G gutturale anziché la G palatale. (Per esempio, gheto (ghetto), e siccome era raramente presente nei testi storici, alcuni suggeriscono di eliminarlo completamente. Per gli autori che scelgono di usare la G solo per il suono gutturale, e la J solo per il suono palatale (o semiconsonantico), il GH è superfluo (regola del jegejé). Vedi anche Vèneto Arkìvio per altre alternative.

GN o NH o NJ Questi sono rappresentazioni grafiche alternative alla Ñ. TH [ simile (ma non uguale!) a th in inglese thin ] thanca (sinistra) thìncoe (cinque) NOTA: Come il DH, anche questa interdentale veneta è caratteristica del territorio (come documentato in vari testi storici) ma è al giorno d’oggi presente solo in alcune zone. Nel resto del Veneto è prevalentemente sostituita dalla S. È stato anche suggerito di usare il diagrafo ZH. Vedi anche Vèneto Arkìvio per un’altra rappresentazione grafica.

L’Alfabeto della Lingua Veneta è stato sviluppato dopo numerose ricerche su tutte le varianti di lingua veneta. Si basa sulla Grafia Veneta Unitaria pubblicata dalla Regione Veneto, ed è stato adattato per evitare terminologia e simboli lingustici, e per semplificare l’uso del veneto sull’Internet.

Alberto Frigo

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Arte Schio

Parco del Sojo a Covolo di Lusiana

A pochi km da Schio, sulle pendici dell’Altipiano di Asiago, si può godere dell’aria pulita ed ossigenata della collina e passeggiare tra i boschi e i prati.

Beh, fin qui tutto normale, ma se ad una svolta del sentiero vi imbattete in una anguana

anguanao attraversando una radura scorgete un profilo marmoreo di donna

donna bianca in attesa

vorrà dire che siete capitati a Covolo di Lusiana e state passeggiando sopra al Sojo dele Strie, nella zona che l’architetto Diego Morlin ha trasformato in un parco in cui arte e natura convivono. Guardatevi intorno, cambiate sentiero, osservate… siete circondati dagli interventi degli artisti che, come capiterà a voi, si sono innamorati di questo luogo.

Il sito ufficiale del parco è questo: http://www.parcodelsojo.it/ Ci trovate tutte le indicazioni per raggiungerlo.

Altre immagini su http://www.magicoveneto.it/Altipian/Lusiana/ParcoDelSojo-1.htm

Buona visita!

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Schio

La valle dei Ciliegi

Volete fare due passi tra prati e boschi e scattarvi anche una foto mentre estraete la spada Excalibur dalla roccia?

Allora il sentiero da percorrere è a Tonezza, nella Valle dei Ciliegi http://www.magicoveneto.it/Altipian/Tonezza/ValleCiliegi.htm

Vi potrà capitare anche di incontrare qualche abitante del luogo:

Capriolo

 

Altri luoghi interessanti nei dintorni di Schio

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Il Buso della Rana

La grotta più estesa e conosciuta dei dintorni ha un suo sito

http://www.busodellarana.it/ e persino una sua pagina su Facebook

http://www.facebook.com/pages/Buso-della-Rana/272408979690

Se passate di lì vale la pena di fare una sosta anche al Giardino dei Sogni

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Il giardino dei Sogni

Il Giardino dei Sogni è una creazione di Luciano Grendene
In collaborazione con Associazione A.M.M.A. – Settore C.E.F.A.
A fine 2011 è stato acquistato dal Comune di Schio. Qui trovate la notizia  e una delle pubblicazioni di Luciano Grendene.

Come arrivare:

Da San Vito di Leguzzano seguire l’indicazione per Monte Magrè. Dopo qualche chilometro di curve, giunti a Monte Magrè svoltare a sinistra davanti alla chiesa e imboccare in discesa Via Scortegagna superando la pizzeria “Il Ranch”. Percorretela per 200 metri e sulla sinistra troverete il sentiero d’accesso segnalato. Buona visita!

Orari:

Il giardino dei sogni è sempre aperto, quindi è consigliatissimo per le serate estive a contemplar le stelle! Troverete anche un registro degli ospiti in cui lasciare traccia del vostro passaggio.

 

 

 

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Categorie
Schio

La Valle dell’Orco

No, non è quella dell’omonimo romanzo di Umberto Matino.

E’ una delle prime valli che ho risalito con gli amici ai tempi del liceo, quando non sapevamo nemmeno cosa fossero il canyoning e il torrentismo.

Con i nostri scarsissimi mezzi ci siamo lanciati nella risalita del torrente ed il divertimento è stato grande. Ma a voi forse interessa di più qualche altro dato.

Luogo: Santorso (VI)
Particolarità: diversi resti di interventi di sfruttamento idroelettrico risalenti agli inizi del XX secolo ed in parte restaurati.
Parcheggio e partenza da Contrà Magliaretto
Da Santorso prendere la strada per S. Ulderico; prima dell’inizio della salita notare a destra un complesso industriale dell’800 (Fabbrica Saccardo). Si gira attorno alla vecchia fabbrica e si procede per 300 metri su una stretta strada che termina in un comodo spiazzo da cui parte il sentiero. Buona passeggiata!

un tratto del sentiero

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diga1.JPG
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marmitta2.JPG
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marmitta3.JPG
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tronco sospeso4.JPG
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vita dalla roccia.JPG
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