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Buonumore Fotografia Scienze

Illusioni ottiche

Appassionati di illusioni ottiche?
Eccovi un po’ di immagini che il nostro cervello percepisce come se fossero in movimento, anche se chiaramente non lo sono:

Akiyoshi’s illusion pages

Buon divertimento!

Serpenti fermi o... in movimento

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Buonumore

Chiodi Barlenga

C’era una volta un industriale bresciano che si chiamava Aristide Barlenga ed aveva un’azienda che produceva chiodi forgiati. Vista l’enorme richiesta e la produzione in crescita, decise di ingrandirsi, e perché no, di farsi un po’ di pubblicità.

Si rivolge così ad un’agenzia che ben contenta gli dice che preparerà uno spot e che lo farà trasmettere su tutte le reti ad una certa data. Unica clausola: “non è possibile vedere in anteprima lo spot girato”. Pur chiedendosi come mai e perché, comunque accetta. Dopo alcune settimane gli telefona il direttore dell’agenzia e gli dice che lo spot verrà trasmesso all’ora di massimo ascolto su canale5, italia1 e rete4. Preparato lo spot l’agenzia comunica al Sig. Barlenga la data fatidica: il giorno dopo. Alla sera della trasmissione Aristide e la famiglia sono davanti al televisore in trepida attesa.

Ore 21:00. Si accendono i televisori. Nebbia. Una telecamera si aggira tra le nebbie, sale un piccolo crinale. Le nebbie si diradano e compaiono tre croci. Lo zoom va su quella di mezzo con un Cristo in croce, poi un ulteriore zoom sul chiodo della mano insanguinata. Sulla testa del chiodo dove sta scritto : “CHIODI ARISTIDE BARLENGA”. (famiglia in evidente stato di eccitazione) E la scritta a tutto schermo che dice: “Anche i romani usavano Barlenga.” Il giorno dopo, notizie alla tv, tutti contro questa pubblicità, interrogazioni parlamentari. Il vaticano telefona personalmente all’imprenditore. Un macello. Il signor Barlenga telefona preoccupato all’agenzia: -“Mi avete rovinato, ma che razza di agenzia siete. Voglio subito un comunicato stampa di scuse.” -“Certo, certo le faremo sapere quando è pronto. ” Due settimane dopo. La telefonata dell’agenzia all’imprenditore. -“Buongiorno Signor Barlenga, abbiamo pronto un altro spot per la sua azienda” -“Vorrei visionarlo prima.” -“Sa che non è possibile, lei ha firmato un contratto, non abbia paura lo abbiamo cambiato”. -“Lo spero proprio!!”
Il giorno dopo alle 21:00 su tutte le più importanti reti tv. Si accendono i televisori. Un po’ di pausa, pubblicità di assorbenti assurde con le tipe che si lanciano col paracadute e altre ancora. Finalmente arriva lo spot : Nebbia. Siamo sul calvario e si vede Gesù con i due ladroni che salgono affaticati con la croce sulle spalle. Giunti sulla sommità i centurioni romani appoggiano una croce sul terreno vi coricano sopra un ladrone e lo inchiodano, a questo punto zoomata sulla testa del chiodo dove sta scritto : “CHIODI ARISTIDE BARLENGA”.
I centurioni appoggiano la seconda croce sul terreno vi coricano sopra il secondo ladrone e lo inchiodano, a questo punto zoomata sulla testa del chiodo dove sta scritto : “CHIODI ARISTIDE BARLENGA”. I centurioni appoggiano la terza croce sul terreno vi coricano sopra Gesù e lo inchiodano, a questo punto zoomata sulla testa del chiodo dove non c’e scritto niente (famiglia in apprensione). Le croci vengono raddrizzate. Quando tutto il lavoro e concluso ed i centurioni sono intenti a contemplare quanto hanno fatto con evidente soddisfazione, Gesù si stacca dalla croce e piomba al suolo con un tonfo. Si sente una voce di sottofondo che dice:
“SE NON SONO BARLENGA NON C’E’ CRISTO CHE TENGA!”

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Buonumore

Strafalcioni in italiese

Posso affliggere questi manifesti?
Riposiamoci e diamoci una rifucilata.
Tomba ha vinto lo slavo gigante.
Ai TG parlavano degli ambientalisti islamici.
Mi viene il paté d’animo.
Di fronte a queste cose rimango putrefatto.
Siamo agli antilopi.
Quando muoio mi faccio cromare.
Ho un dolore in mezzo allo sterco.
Purtroppo è nel mio carattere: sodomizzo tutto
I raggi ultra violenti.
Anche l’ottico vuole la sua parte.
Anche l’occhio va dalla sua parte.
Spezziamo un’arancia in favore della libertà.
Spezziamo un braccio in favore della pace.
Scambiamoci i connotati.
Non bisogna piangere sul latte macchiato.
Uniamo l’utero al dilettevole.
Arrivano certe zampate di caldo.
Piume di stronzo.
Mi sono dato la zuppa sul piede.
C’è peluria di operai.
Ha studiato da solo. E’ un auto di latta.
Da vicino vedo bene, da lontano sono lesbica.
Non facciamoci prendere dall’orgasmo.

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Letteratura Schio

L’Alfabeto Veneto

La lingua veneta è formata da diverse varianti, ognuna con proprie caratteristiche, ed il seguente alfabeto è stato sviluppato per consentirne la trascrizione. Non tutti i fonemi sono pronunciati in tutto il territorio, e alcune rappresentazioni grafiche sono ancora oggetto di dibattito. Alcuni simboli non sono presenti nei codici ASCII (per una versione completa si prega di scaricare i caratteri appositi (Venetica 1.0) e di visitare Veneto Arkìvio ), e questo alfabeto fa uso di diagrafi (due lettere assieme) per rappresentare certe pronuncie.

NOTA PRELIMINARE: Molti vocaboli usati come esempio non sono necessariamente presenti in tutte le varietà venete, e ci possono essere vocaboli differenti usati in altre zone per lo stesso significato.

A a [ come in italiano ] ava (ape) alocón (gufo) anguàna (strega) àspexe (serpente d’acqua) NOTA: Nel tipo ladino-veneto, questa vocale assume anche un secondo valore fonetico (â). Si prega di visitare il Vèneto Arkìvio per una discussione linguistica più dettagliata e per la corretta rappresentazione grafica.

B b [ come in italiano ] bólpe (volpe) brèspa (vespa) brincavóxe (microfono) bago£ón (giocherellone, estroverso) barukè£o (giovane contadino) baxùo (mortificato) baùco (stolto) béco (capra) bèco (becco) bisabòbo£e (tornanti) bòcia (fanciullo) brìncare (prendere) brónsa (brace) brónba (prugna) NOTA: In veneto, la lettera B è preceduta dalla consonante nasale N anziché M. Questo non avviene solo oggi, ma è anche documentato in testi antichi come caratteristica della lingua veneta. Per esempio, inbatunìo (intontito), oppure inbaosà (bavoso).

C c [ come in italiano ] ciòdo (chiodo) cìcara (tazzina) ciauscàre (parlare incomprensibilmente) céngio (roccia) ciò (esclamazione) ciòpa (pagnotta) ciupascóndare (nascondino) ciupegàre (masticare a bocca aperta) NOTA: La lettera C è comunemente usata per pronunciare anche la lettera K [come k in inglese kite]. E` invece importante fare una distinzione quando la C si trova a fine parola (molto comune nelle varianti venete settentrionali). Per esempio, pec (abete) è pronunciata come c in italiano cena, mentre pek (fornaio) si pronuncia come k in inglese kite. Nel Vèneto Arkìvio altri simboli sono usati per differenziare la pronuncia di fine parola.

Ç ç [ come tz in inglese Ritz ] çéola (cipolla) NOTA: Questa pronuncia storicamente presente nel Veneto sta poco a poco sparendo, e viene sostituita nella maggior parte dei casi dalla lettera S. Era comunque presente in molti testi antichi sin dal 1200 ed è ancor oggi pronunciata in alcuni varianti.

D d [ come in italiano ] diéxe (dieci) déo (dito) desavìo (insipido) dexgrafàre (snodare) dexmentegàre (dimenticare) dixdòto (diciotto) drénto (dentro) drugo (stolto) drìo (dietro) NOTA: A seconda del luogo, molte parole sono pronunciate in modo diverso, e in alcuni casi D viene sostituita invece dalla pronuncia interdentale DH (vedi sotto) oppure della X. Per esempio, danòcio invece di dhanòcio o xenòcio (ginocchio).

E e [ come in italiano ] endegàro or endeghèr (indice) èlira (edera) NOTA: E` molto importante ricordarsi, quando si scrive in veneto, di distinguere il più possibile tra le due varianti di questa vocale: è (aperta) ed é (chiusa). Per esempio: véro (vetro) e vèro (verità), oppure béco (capra) e bèco (becco).

F f [ come in italiano ] finfotàre (piagnucolare) fracàre (premere) frégo£a (bricciola) franfrìgo£a (tipo di bacca) frìxa (freccia)  frìto£a (frittella, checca) NOTA: In certe varianti quando la lettera F è seguita da una vocale, la pronuncia diventa aspirata. Vedi il diagrafo FH in fondo pagina.

G g [ come in italiano ] gajòfha (tasca) galón (coscia) gatàro (cancello) gatarìso£e o gatè£e (solletico) gavàso (cespuglio) gardéna (tordela, cesena, tipo di uccello) gunbio (gomito) gòmito (vomito) górna (grondaia) gòto (bicchiere) gréspe (rughe) gufo (gobbo) NOTA: La lettera G è anche comunemente usata per pronunciare come g in italiano gioia. Per esempio, giósa (goccia). Per distinguere tra la pronuncia gutturale e palatale, la G si pronuncia come gioia quando è seguita dalla I o dalla E, e come g in italiano gatto quando di fronte a consonanti o ad altre vocali. Vedi anche GH a fondo pagina. Alcuni scrittori preferiscono invece usare semplicemente la cosiddetta regola del jegejé: la G viene sempre pronunciata gutturalmente come in italiano gatto, mentre la J viene usata per la pronuncia palatale come in italiano gioia. Nella lingua veneta, però, la lettera J è anche usata per la pronuncia semiconsonantica come j in italiano Jacopo, e viene usata in vocaboli che alternano la pronuncia della J a seconda della varietà. Per esempio, la J in fhaméja (famiglia) e mèjo (meglio) può essere pronunciata sia come palatale sia come semiconsonante. Una terza alternativa è resa possibile grazie all’uso di caratteri speciali (occorre scaricare i fonts Venetica). Si prega di visitare il Vèneto Arkìvio per una discussione dettagliata di questo terzo approccio.

H h Questa lettera non viene pronunciata in Veneto, ed è usata solamente nei diagrafi: DH, FH, NH, TH (vedi a fondo pagina). . I i [ come in italiano ] istà (estate) infolponarse (soffocarsi) insìda (uscita) ìndese (endice – uovo finto) indormài (oramai) inxamò (di già) indomè (appena) inbolxemàre (infangare) infhià (gonfio) ingrisàrse (vergognarsi) ingrumare (accumulare) inmagarse (incantarsi) inoriàrse (confondersi) inpasà (otturare, frenare) inpisàre (accendere) intorco£à (attorcigliato) intrà (inoltre) ìspio (muschio) instéso (comunque, lo stesso) . J j [ come j in italiano Jacopo, o come j in inglese jockey ] jakéta (giacca) jóvene (giovane) jera(era) jeri(ieri)    judàre(aiutare) judìsio (giudizio) Jèxo£o (Jesolo) NOTA: Il valore della lettera J cambia a seconda delloscrittore. Perciò, nei vocaboli qui sopra riportati la J può essere letta come j in italiano Jacopo, o come j in inglese jockey. La lettera J è per questo anche chiamata “J libera” oppure “J veneta”, appunto per questa sua caratteristica di lasciare al lettore la libertà di leggere un vocabolo a seconda del proprio dialetto a prescindere dalla provenienza dello scrittore. Si prega di notare inoltre che in molte varianti venete al posto della J viene usata la lettera X o l’interdentale DH. Per esempio, jénte oppure xénte o dhénte (gente), e jornà£e oppure xornà£e (giornale).

K k [ as k in English kite ] kéca (gazza)  kèba (gabbia) kièto (silenzio) kipàre (piegare) kefàro (scarafaggio) kèserle (tipo di formaggio) kive (qui) kisa (coccolone) kistìnkene (castagna esiccata) kitàra (arnese per frustare il latte, strumento musicale) NOTA: La lettera K viene usata soprattutto di fronte a I ed E (invece di C), per distinguerla dal suono c come in italiano cena. L’uso della K non è solamente presente in vari documenti storici, ma è utile anche per evitare CH (usato solo in italiano), il quale potrebbe creare confusione tra i veneti immigrati in paesi di lingua inglese, francese, portoghese e spagnola. Per tutti gli altri casi non è definito quando usare la K invece della C (per esempio, karéga o caréga (sedia), e kustión o custión (questione)), e alcuni scrittori consigliano di usare sempre la K per c di cane, e di usare la C solo per c di cena (regola del jegejé). Nel Vèneto Arkìvio viene presentata un’altra alternativa che fa uso di caratteri speciali.

L l [ come in italiano ] lista (lista) làrexe (larice) lòxa (loggia) lòsa (fango sabbioso) luàme (letame) ludro (sporco) ludrón (asfalto) luja (scrofa) lujo (Luglio) luna (luna) NOTA: La lettera L è pronunciata in tutto il territorio veneto soprattutto quando a fine parola o vicina ad una consonante. Per esempio, moltón (montone), xlandrón (farabutto, vagabondo), xlaparón (vorace), balbo (balbuziente), baldrésca (impalcatura), el (il). Invece, quando fra due vocali, oppure ad inizio parola, la L è frequentemente sostituita dalla £ (vedi sotto), a seconda della variante. Per esempio, lu o £u (egli), lóngo o £óngo (lungo), stèla o stè£a (scheggia).

£ £ [ fonema parzialmente vocalizzato, simile a ll in francese mouillé ] £aca (gamba) £agùia (aquila) £aìn (scaltro) £atón (ottone) £avaóro (acquaio) £ekési (dolciumi) £énsa (hooligan) £evaró£a (piede di porco)   £igaóro (ramarro) £ispo (scivoloso) £ive (li) £òtara (scala – a pioli) NOTA: La lettera £ (vedi Vèneto Arkìvio per il simbolo ufficiale), conosciuta anche come “L veneta”, oppure come “L evanescente”, rappresenta una pronuncia unica al territorio veneto. Non si distingue solamente dalla L normale, ma assume anche in essa stessa delle leggere variazioni a seconda della zona. Per esempio, nella provincia veneziana diventa quasi una E, mentre nella zona pedemontana si avvicina di più alla L, e in alcune aree montagnose è raramente presente. L’uso di questa lettera è necessario per la lingua veneta per accomunare i vari dialetti. Senza di essa, scrittori da diverse province interpreterebbero questa stessa particolare pronuncia o con una E o con una L (a seconda della leggera varianza dialettale) sebbene entrambe queste lettere non rappresentino esattamente l’attuale pronuncia. Per esempio, góndo£a invece di góndola, gódoea o góndoa. Questa distinzione aiuta anche a non confondere certe parole (per esempio, se invece di scò£a (scuola), si scrivesse scóa, questa parola verrebbe confusa con scóa (scopa)). Bisogna inoltre ricordare che in alcune varianti la £ (l’evanescente) è veramente sostituita nella pronuncia da una E (in laguna) o da una L (nelle Dolomiti), ed è giusto in questi casi scrivere a seconda della propria peculiarità dialettale.

M m [ come in italiano ] mare (madre, mare) marcà (mercato) madhégo (fieno maggiatico) magàña (malattia)  maja (maglia) màntexa (mantice) mara (incubo, essere mostruoso) marangón (falegname) marè£a (stecca d’ombrello) marè£o (mucchio) marinè£e (tipo di cigliege) maròñe (mucchio di sassi, carboni bruciati) marón (castagna, imbroglio) marxemìn (furbastro) marte£àro (carabiniere) maruè£e (emorroidi) masìn (macellaio) masiéra (muro di sassi) mèdho (mezzo) melórde (code del frak) mojére (moglie) morécia (topolino) muxìna (salvadanaio) muso (asino) musolìn (moscerino) NOTA: La lettera M NON precede la B o la P in lingua veneta. Per esempio, exénpio (esempio), inprèstiti (prestiti) e anbra (ambra).

N n [ come in italiano ] nanarè£a (criceto) nasòpia (nasone) nevódo(nipote) ninàre (cantare la ninna nanna) ninte (niente) nodàro (notaio) nóxa (noce) NOTA: La lettera N precede sempre la B e la P. Per esempio, anpómo£a (lampone), bonbaxón (cotone), canpigo£àre(brulicare), ciónpo (zoppo).

Ñ ñ [ come gn in italiano gnomo ] ñaro (nido) ñanca (neanche) ñaér (diventare) ñàñara (febbre leggera) ñaño (sciocco) ñòco (gnocco) ñèl (agnello) NOTA: La rappresentazione grafica di questo suono non è stata ancora stabilita per la lingua veneta. Infatti, i seguenti diagrafi sono frequentemente preferiti alla lettera Ñ: GN, NH o NJ. Non ci sono differenze dialettali che giustifichino rappresentazioni grafiche diverse. Il dibattito riguardo che simbolo usare è ancora acceso, ma si basa soprattutto su preferenze personali.

O o [ come in italiano ] òbito (funerale) òcio (occhio) òfhio (floscio) òjo (olio) ónbrìa (ombra)    onfegàre (macchiare di unto) óngia (unghia) ónsa (oncia) ónxare (ungere) óngaro (ungherese) òrbo (cieco) NOTA: Come con la lettera E, è molto importante specificare, quando possibile, l’accento giusto. Per esempio, tò£e (tavole) e tó£e ([lei] prende), oppure ròso (gruppo) e róso (rosso) o tòco (pezzo) e tóco (tocco).

P p [ come in italiano ] pañùgo£o (batuffolo) pàndare (rivelare) pandò£o (biscotto, stupido) panpalùgo (calandra – tipo di uccello) pantasón (ciccione) pào (tacchino) papìna (sberla) papòta (guancia) pare (padre) pareciàre (preparare) parmédo (precoce) parsìmo£o (prezzemolo) pasto (molto) pate£ón (apertura anteriore dei pantaloni) patòfhia (debole) patùgo (fondo di bottiglia) pèca (orma) pèdho (peggio) pelandrón (fannullone) peñàta (pentola) peretàre (scrutare) pèrla (bacca selvatica) pèrsego (pesca) petàre (incollare, cadere) petenè£a (pignolo, fastidioso) petotàre (camminare velocemente) petufhàrse (azzuffarsi) pévare (pepe) piànperi (fiammiferi) piato£àre (perdere tempo) pirón (forchetta) peòcio (pidocchio) peocióxo (tirchio) pipión (piccione) pisacàn (dente di cane) pólde (pulce) po£ìto (OK) popà (papà) prèsia (fretta) puìna (ricotta) puliéro (puledro) puòto (pupazzo) putè£o (bambino) NOTA: Di nuovo, come riscontrato in numerosi documenti (antichi e più recenti) la lettera P è preceduta dalla lettera N invece della lettera M. Per esempio, ranpìn (uncino) and sanpòto£e (pantofole).

R r [ come in italiano ] raìxa (radice) ragañò£o (rompiscatole) ramenón (ruzzolone) ranpegàre (arrampicare) rasaóro (rasoio) rénte (vicino) rigolàre (rotolare) ronkexàre (russare) NOTA: La lettera R viene pronunciata nello stesso modo in tutto il Vèneto eccetto nel Veneziano dove è pronunciata come r in inglese more. Non c’è un bisogno concreto di rappresentare questo suono diversamente, dato che sostituisce sempre la R normale e perciò non c’è ragione di fare alcuna distinzione. Comunque, alcuni scrittori hanno sperimentato con il diagrafo RH, appunto per sottolineare la loro particolare pronuncia.

S s [ come ss in italiano asse ] sacañón (maldestro) salbanè£o (folletto) sanbè£o (zimbello) sangiùto (singhiozzo) sànto£o (padrino, suocero) saràda (Autunno) saràre (chiudere) sata (zampa) scaño (sgabello) scavesàre (romprere) scékenàre (sbocciare) skèi (soldi)   sciànta (un poco) sciàpo ( stormo, gruppo) scope£òto (schiaffo) scoraiàre (cadere per sovraccarico) scorlàre (scuotore) sculiéro (cucciaro) senpioldo (scemo) sfharesón (curioso) sórxe (topo) sparagàñe (costine di maiale) spesegàre (fare in fretta, darci dentro) spithigàre (pizzicare) sora£ake (lap-top) stèrke£e (sci) stofegàre (soffocare) NOTA: La lettera S è sempre pronunciata come ss in asse o come s in sole (dicesi “S sorda”). Alcuni preferiscono usare la S per s in asino (dicesi “S sonora”), e usare la doppia S per distinguere tra i due suoni. Questo metodo però, crea un paio di problemi. Primo, la lingua veneta non conosce le doppie consonanti. Secondo (e soprattutto), la lingua veneta è ricca di vocaboli che usano ambedue i suoni (s di sole e s di asino), ed è indispensabile distinguerli. Per esempio, la parola sixì£a (rondine) non può essere scritta sisìla, ssisìla, perché non chiara e non fedele all’attuale pronuncia. Certi scrittori hanno scelto di usare la lettera Z per rappresentare s di asino (S sonora). Purtroppo, la Z è già usata per rappresentare la z di zanzara presente in alcune varianti, e perciò la Z non può rappresentare anche la S sonora in una grafia comune a tutto il territorio. (Vedi anche lettera X). La lettera S è anche usata nel diagrafo SH ( come sc di scemo). Questa pronuncia è presente SOLO nel ladino-veneto, e non è presente nel resto del Veneto. Per esempio, shénta (sedile). Nel Vèneto Arkìvio viene illustrato il simbolo da usare con caratteri speciali. Nel alfabeto della lingua veneta, SH è scelto anziché SC, perché la combinazione di S e C è troppo comune nella lingua veneta per essere usata come diagrafo per un’altra pronuncia (per esempio: sciào (schiavo), sciòpo (fucile), scéto (autentico), scéve (siepe), sciàsaro (lurido), sciavìna (erpice), sciocàre (schioccare), sciona (anello)). Alcuni, per evitare confusione con il diagrafo italiano SC (stessa pronuncia di SH), usano S-C oppure S’C.

T t [ come in italiano ] taconàre (rattoppare) tanbràre (tuonare) téndare (accudire) tibiàre (raffreddare) trapè£o (oggetto inutile) NOTA: La lettera T viene anche usata nel diagrafo TH (vedi sotto).

U u [ come in italiano ] ùa (uva) urtàre (spingere) ùso (uscio) ùxo (usato/uso) . V v [ come in italiano ] varnìxa (vernice) végro (incolto) vènare (venerdì) vèrta (Primavera) . X x [as z in English zone ] xbarlucàre (lampeggiare) xbéso£a (mento) xbétega (pettegolo/a) xbiansàre (annaffiare) xbitaràre (spruzzare) xbramoxà (stanco) xbrindo£ón (gironzolone) xbrisjàre (scivolare) xgàparo (sputo) xgiantìso (lampo) xgiónfo (pieno) xñaròco (muco) xgrànfho (crampo) xgrìxo£e (brividi) xlamegón (trasandato) xlangorìo (stomaco vuoto) xlèpa (sberla, grossa fetta) xmarìo (scolorito) xmorsàre (spegnere) xòbia (Giovedì) xvanpolàrse (prendere aria, ricrearsi) NOTA: è ampiamente accettato che la lingua veneta necessita di una distinzione grafica tra la S (S sorda) (come s di sole) e la X (S sonora) (come s di asino). Ci sono troppi vocaboli che richiedono questa distinzione. Per esempio, rusàre (strusciare) e ruxàre (fare le fusa), sa ([egli] sa) e xa (già), sìxo£a (forbice) e xìxo£a (freddo pungente), sugàre (asciugare) e xugàre (giocare), sara (chiudi) e xara (caraffa). C’è comunque chi non adotta la lettera X per rappresentare questo suono (non volendo creare confusione con il valore che assume in altre lingue: “ks”), e più di uno scrittore adotta invece la Z. La lettera X è comunque la rappresentazione grafica preferita, non solo per il fatto che la Z è già usata per un altro suono (e di conseguenza creerebbe confusione in un alfabeto comune a tutto il territorio veneto), ma anche per il fatto che la X è storicamente sempre stata usata in Vèneto per rappresentare la S sonora, e per secoli viene riscontrata in praticamente tutti i testi veneti. Alcuni suggeriscono di sostituire la X con la S, quando prima di un’altra consonante. Il motivo sarebbe che bisognerebbe sapere sempre come pronunciarla (sonora di fronte a B, D, G, L, M, N, Ñ, R, V; e sorda di fronte a C, F, P, T). Ci sono però alcune eccezzioni. Ad esempio: slòpole (luppolo) e xlòso (marcio, rotto). Per ragioni di semplicità e chiarezza, si raccomanda di distinguere sempre fra la X e la S. La lettera X viene anche usata nel diagrafo XH (come j in Francese jardin ). Come per SH, questa pronuncia è presente SOLO nel ladino- veneto. Per esempio, xhal (gallo).Vedi anche Vèneto Arkìvio per la rappresentazione grafica ufficiale.

Z z [ come in italiano “zanzara”] NOTA: Il suono della Z è presente nel veneto parlato a causa delle parole italianizzate. Ad ogni modo, nel dialetto urbano di Vittorio Vèneto, e forse in alcune altre varianti, questa pronuncia sembra essere stata presente prima dell’annessione veneta all’Italia. Per rappresentare le peculiarità culturali di ogni varietà veneta, questa lettera viene inclusa nell’ Alfabeto della Lingua Veneta. In questi dialetti, la Z sostituisce di solito la X (o il diagrafo DH) come in zenòcio = xenòcio = dhanòcio (ginocchio).

DIAGRAFI

DH [ simile (ma non uguale!) a th in inglese the ] dhàlo (giallo)   dhermàn (germano) dhó (giù) dhandhìvi (gengive) Dhòrdhi (Giorgio) NOTA: Una volta sembra che questa interdentale fosse presente in tutto il territorio veneto, ma oggigiorno sta lentamente sparendo. Il diagrafo DH era presente in testi veneti sin dal 1200, ed è tuttora ancora pronunciato in diverse varianti venete (specialmente nella zona alpina e pedemontana). Nelle altre zone viene frequentemente sostituito da X (lèdhare = lèxare (leggere), e mèdho = mèxo (mezzo)), ed in alcuni casi dalla D (frédha = freda (freddo)). Vedi anche Vèneto Arkìvio per la rappresentazione grafica alternativa.

FH [ fra la phi greca e la ph tedesca, un po’ aspirata come h in spagnolo humera ] fhabiòco (stupido) fhalìva (fiocco di neve) fhémena (moglie) fhià (un po’) fhìnfarli (tipo di fungo) fhòdha (moda, trend) fhòja (foglia) fhóra (fuori) fhorèsto (straniero, estero) fhormàjo (formaggio) fhursi (forse)  NOTA: Come con il DH, questa pronuncia sta lentamente scomparendo, e viene sostituita dalla F. È comunque ancora presente, ed è riportata nell’alfabeto della lingua veneta perché si alterna all’interno dello stessa variante con la F normale, ed è perciò necessario distinguere graficamente le due pronunce. È stato anche proposto di rappresentare questa pronuncia con una semplice H.

GH [ come g in italiano ghiro ] NOTA: Questo non è un diagrafo, perchè viene usato solo di fronte alla E e alla I per pronunciare la G gutturale anziché la G palatale. (Per esempio, gheto (ghetto), e siccome era raramente presente nei testi storici, alcuni suggeriscono di eliminarlo completamente. Per gli autori che scelgono di usare la G solo per il suono gutturale, e la J solo per il suono palatale (o semiconsonantico), il GH è superfluo (regola del jegejé). Vedi anche Vèneto Arkìvio per altre alternative.

GN o NH o NJ Questi sono rappresentazioni grafiche alternative alla Ñ. TH [ simile (ma non uguale!) a th in inglese thin ] thanca (sinistra) thìncoe (cinque) NOTA: Come il DH, anche questa interdentale veneta è caratteristica del territorio (come documentato in vari testi storici) ma è al giorno d’oggi presente solo in alcune zone. Nel resto del Veneto è prevalentemente sostituita dalla S. È stato anche suggerito di usare il diagrafo ZH. Vedi anche Vèneto Arkìvio per un’altra rappresentazione grafica.

L’Alfabeto della Lingua Veneta è stato sviluppato dopo numerose ricerche su tutte le varianti di lingua veneta. Si basa sulla Grafia Veneta Unitaria pubblicata dalla Regione Veneto, ed è stato adattato per evitare terminologia e simboli lingustici, e per semplificare l’uso del veneto sull’Internet.

Alberto Frigo

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Buonumore Tesoro

Il contadino cinese

In un remoto angolo rurale della Cina vivevano un contadino, la moglie e un unico figlio. Non possedevano terreni né denaro, ma solo una cavalla che usavano per trainare il carro o l’aratro. La loro vita era molto semplice e forse proprio per questo serena.

Una notte, durante la stagione dei monsoni, un temporale spaventò la cavalla che saltò lo steccato e scappò. Nel paese tutti parlavano della disgrazia di quel contadino che aveva perso l’unico bene che aveva. Quando lo incontravano si dicevano dispiaciuti, ma lui rispondeva “Non è detto che sia un male…”

Qualche giorno dopo la cavalla ritornò seguita da quattro robusti cavalli selvaggi. Subito la notizia si sparse ed i vicini si congratulavano per la fortuna che gli dei gli avevano riservato. Il contadino, con uno sguardo a metà tra il preoccupato e il divertito, rispondeva “Non è detto che sia un bene…” e lasciava tutti interdetti.

I fatti sembrarono dar ragione al suo atteggiamento quando suo figlio, cercando di domare uno dei cavalli, cadde e si ruppe una gamba. Una cosa seria nell’antica Cina rurale. Il padre però aveva pronta la sua frase per consolare il figlio: “Non è detto che sia un male…”

In quella stessa settimana arrivò la notizia dell’inizio della guerra: tutti i giovani sani sarebbero stati immediatamente arruolati e mandati al fronte, ma quando il reggimento passò per il paese il figlio del contadino fu scartato e fu così che scampò alla battaglia in cui l’intero reggimento fu sterminato.

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Buonumore

Il giardino da zappare

Un anziano che vive nelle campagne del Milanese, nella primavera si faceva aiutare dal figlio a ripiantare il giardino, ma poiché suo figlio era in prigione, quest’anno non lo poteva aiutare.

L’anziano scrivendo al figlio in prigione, gli spiegava questa sua piccola tragedia:

“Mi sento molto triste poiché quest’anno non posso ripiantare il giardino come ogni anno. Sono troppo vecchio per farlo io da solo. Se tu fossi qui, non sarei cosi triste, poiché ci penseresti tu a rizapparmi tutto il giardino”.

Un paio di giorni più tardi l’anziano riceve una lettera dal figlio:

“Caro papà, per l’amor di Dio, non zappare il giardino. Lì ho nascosto tutti i miei soldi e la droga da vendere”.

Alle sei del seguente mattino, la polizia arriva e scava per tutto il giardino senza trovare traccia ne’ di soldi ne’ di droga.
Scusandosi con l’anziano signore vanno via. Più tardi durante lo stesso giorno, il padre riceve una lettera dal figlio:

“Caro papà, Adesso puoi ripiantare il giardino. E’ stato il meglio che ho potuto fare considerando le circostanze. Un abbraccio, tuo figlio”.

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Buonumore

auguri legali

Per chi non vuole correre rischi…

Auguri a prova di avvocato

Io sottoscritto (d’ora in avanti "l’Augurante") chiedo al mio
interlocutore (d’ora in avanti "l’Augurato") di accettare senz’alcun
obbligo, implicito o esplicito, i voti più sinceri dell’Augurante (d’ora in
avanti "gli Auguri") affinché l’Augurato possa trascorrere nel
migliore dei modi (ove nella frase "migliore dei modi" si sottintende
da parte dell’Augurante e si presuppone da parte dell’Augurato un atteggiamento
che tenga conto delle problematiche di carattere sociale, ecologico e
psicologico, che non sia causa di tensione e/o competizione, né comporti o
favorisca alcun tipo di assuefazione o di discriminazione, sia sessista,sia di
diverso carattere) per la festività coincidente al Solstizio d’Inverno
convenzionalmente nota come "Natale", ma che può essere chiamata e
celebrata dall’Augurato secondo le sue tradizioni religiose e/o laiche, premesso
il debito rispetto nei confronti delle tradizioni religiose e/o laiche di
persone di qualunque razza, credo o sesso diverse dall’Augurato, ivi comprese
coloro che non praticano alcuna tradizione religiosa e/o laica.
Qualsiasi riferimento a qualunque divinità, figura mitologica, personaggio
tradizionale, reale o leggendario, vivo o morto che sia; a simboli (ove sono
compresi tra l’altro – ma non limitatamente – canti
e
rappresentazioni artistiche, letterarie e sceniche) religiosi, mitologici o
della tradizione che possa essere ravvisato direttamente o indirettamente nei
presenti Auguri non implica da parte dell’Augurante alcun sostegno nei confronti
della figura o del simbolo in questione.
L’Augurante chiede inoltre all’Augurato di accettare gli auguri per un felice
(ove l’aggettivo "felice" viene definito tra l’altro – ma non
limitatamente – come "gratificante dal punto di vista personale,
sentimentale e finanziario e privo di complicazioni di carattere medico,
dirette
o indirette") anno .
L’Augurante sottolinea che la datazione "" è qui considerata come

convenzionale, così com’è considerata convenzionale la data del
Gennaio come inizio dell’anno, e dichiara il suo
assoluto rispetto per altri tipi di datazione legati alle differenti culture
religiose e/o laiche di cui l’Augurante riconosce il prezioso contributo allo
sviluppo dell’attuale società multietnica.

Augurante e Augurato convengono inoltre su quanto segue:

– Gli Auguri valgono a decorrere dalla data del presente accordo fino al 31
Dicembre , dopodiché dovranno essere esplicitamente rinnovati da
parte
dell’Augurante.

– Gli Auguri non implicano alcuna garanzia che i voti di
"felicità" espressi dall’Augurante trovino un effettivo riscontro
nella realtà dell’Augurato, il quale non potrà attribuire all’Augurante alcuna
responsabilità civile e/o penale e/o morale per la loro mancata realizzazione.

– Gli Auguri sono trasferibili a terzi purché il testo originale non subisca
modifiche o alterazioni. La libera diffusione del testo non implica tuttavia il
pubblico dominio del testo stesso, i cui diritti appartengono in ogni caso al
detentore del copyright.

– L’Augurante declina ogni responsabilità derivata dall’utilizzo degli
Auguri al di fuori dai limiti prescritti; in particolare, l’Augurante declina
ogni responsabilità per eventuali danni fisici o morali all’Augurato e/o a
persone e/o sistemi informatici a lui collegati derivati dall’invio degli Auguri
mediante E-Mail o qualunque altro metodo di trasmissione, elettronico o di
diverso genere, attualmente in uso, in fase di sperimentazione o non ancora
inventato.

Ciò stabilito

Buon Natale e Buon

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Buonumore Energia Scienze

L’inferno è endotermico o esotermico?

UNIVERSITA` DI GENOVA – CORSO DI LAUREA IN INGEGNERIA

Un professore di termodinamica ha assegnato un’esercitazione a casa agli studenti del suo corso di laurea. Il compito consisteva in una domanda: “L’inferno e` esotermico (libera calore) o endotermico (assorbe calore)? Sostenete la risposta con delle prove”. La maggior parte degli studenti ha cercato di dimostrare le proprie convinzioni citando la legge di Boyle (un gas si raffredda quando si espande e si riscalda quando viene compresso), o alcune sue varianti. Uno di loro, tuttavia, ha scritto quanto segue.
“Innanzitutto, dobbiamo sapere come cambia nel tempo la massa dell’inferno.
E quindi abbiamo bisogno di stabilire i tassi di entrata e uscita dall’inferno delle anime. Credo che possiamo tranquillamente assumere che, quando un’anima entra all’inferno, non è destinata a uscirne. Quindi, nessun’anima esce. Per quanto riguarda il numero di anime che fanno il loro ingresso all’inferno, prendiamo in considerazione le diverse religioni attualmente esistenti al mondo. Un numero significativo di esse sostiene che se non sei un membro di quella stessa religione andrai all’inferno. Siccome di queste religioni ce n’e` più di una, e visto che le persone abbracciano una sola fede per volta, possiamo dedurne che tutte le persone e tutte le anime finiscono all’inferno. Dunque, stanti gli attuali tassi di natalita` e mortalita` della popolazione mondiale, possiamo attenderci una crescita esponenziale del numero di anime presenti all’inferno. Ora rivolgiamo l’attenzione al tasso di espansione dell’inferno, poiche` la legge di Boyle afferma che, per mantenere stabile la temperatura e la pressione dentro l’inferno, il volume dello stesso deve crescere proporzionalmente all’ingresso delle anime.

Questo ci da` due possibilità:

1) se l’inferno si espande a una velocita` minore di quella dell’ingresso delle anime, allora temperature e pressione dell’inferno saranno destinate a crescere, fino a farlo esplodere;

2) naturalmente, se l’inferno si espande piu` velocemente del tasso d’ingresso delle anime, allora temperatura e pressione scenderanno fino a quando l’inferno non si congelera`.

Dunque, quale delle due è l’ipotesi corretta?
Se accettiamo il postulato comunicatomi dalla signorina Teresa Baghini durante il mio primo anno all’universita`, secondo il quale “fara` molto freddo all’inferno prima che io te la dia”, e considerando che ancora non ho avuto successo nel tentativo di avere una relazione sessuale con lei, allora l’ipotesi 2 non può essere vera. Quindi l’inferno e` esotermico”.

Lo studente ha preso l’unico 30. 🙂

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Buonumore

Marketing sessuale

A) MARKETING FEMMINILE:

1) Ti trovi ad una festa e vedi un tipo molto affascinante. Ti avvicini a lui e gli dici: Sono un fenomeno a letto. Questo è Marketing Diretto.

2) Ti trovi ad una festa con un gruppo di amici e vedete un tipo molto affascinante. Uno dei tuoi amici gli si avvicina e gli dice: quella donna là è un fenomeno a letto. Questo è Pubblicità.

3) Ti trovi ad una festa e vedi un tipo molto affascinante. Gli chiedi il suo numero di cellulare. Il giorno dopo lo chiami e dici: Sono un fenomeno a letto. Questo è Telemarketing.

4) Ti trovi ad una festa e vedi un tipo molto affascinante. Lo riconosci. Ti avvicini a lui, li rinfreschi la memoria e gli dici: Ti ricordi come sono brava a letto ? Questo è Customer Relationship Management.

5) Ti trovi ad una festa e vedi un tipo molto affascinante. Ti alzi, ti sistemi i vestiti, ti avvicini a lui e gli offri un bicchiere. Gli dici come è buono il suo profumo, ti complimenti con lui per il suo completo, gli offri una sigaretta e gli dici: Sono un fenomeno a letto. Questo è Public Relations.

6) Ti trovi ad una festa e vedi un tipo molto affascinante. Ti avvicini a lui e gli dici: Sono un fenomeno a letto. In più, gli fai vedere una tetta. Questo è Merchandising.

7) Ti trovi ad una festa e vedi un tipo molto affascinante. Ti si avvicina e dice: ho sentito in giro che sei un fenomeno a letto. Questo è Branding, il Potere della Marca.

 

B) MARKETING MASCHILE :

8) Ti trovi ad una festa e vedi una bella sventola. Ti avvicini a lei e le dici: sono un fenomeno a letto e resisto tutta la notte senza fermarmi. Questa è Pubblicità Fraudolenta, ed è punita dalla Legge.

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Buonumore

Le regole maschili

 

 

Abbiamo sempre a che fare con “le regole” delle donne. Ecco qui le regole degli uomini. Queste sono le nostre regole: (notare che sono tutte numerate “1” DI PROPOSITO!)

 

1 – Le tette sono fatte per essere guardate ed è per questo che lo facciamo. Non c’è modo di modificare questo comportamento.

 

1 – Imparate ad usare la tavoletta del cesso. Siete ragazze robuste: se è su, tiratela giù. A noi serve su, a voi serve giù. Noi non ci lamentiamo mai quando la lasciate giù.

 

1 – Domenica = sport. E’ un evento naturale come la luna piena o il cambiamento delle maree. Lasciatelo così.

 

1 – Fare la spesa NON si può considerare sport.

 

1 – I vestiti che avete sono più che sufficienti.

 

1 – Le scarpe, invece, sono troppe.

 

1 – Piangere è un ricatto.

 

1 – Se volete qualcosa, chiedetelo. Cerchiamo di essere chiari:

“Sottili” sottintesi non funzionano.

“Forti” sottintesi non funzionano.

“Ovvi” sottintesi non funzionano.

Semplicemente DITELO!

 

1 – “Sì” e “No” sono risposte perfettamente adeguate a praticamente tutte le domande.

 

1 – Sottoponeteci un problema solo se vi serve aiuto per risolverlo. Serviamo a questo. Per la solidarietà ci sono le vostre amiche.

 

1 – Un mal di testa che dura da 17 mesi è un problema. Fatevi vedere da un medico.

 

1 – Qualunque cosa abbiamo detto 6 mesi fa non è utilizzabile in una discussione. Più precisamente: il valore di qualunque affermazione scade dopo 7 giorni.

 

1 – Se pensate di essere grasse, probabilmente lo siete. Non chiedetecelo.

 

1 – Se qualcosa che abbiamo detto può essere interpretata in due modi e uno dei due vi fa arrabbiare o vi rende tristi, intendevamo l’altro.

 

1 – Potete chiederci di “fare qualcosa” o dirci “come volete che sia fatta”. Non tutte e due le cose contemporaneamente. Se poi sapete il modo migliore per farla, potete benissimo farvela da sole.

 

1 – Quando possibile, parlate durante la pubblicità.

 

1 – Cristoforo Colombo non aveva bisogno di qualcuno che gli indicasse la rotta. Noi nemmeno.

 

1 – TUTTI gli uomini vedono in 16 colori, come le impostazioni base di Windows (3.11). “Pesca”, per esempio, è un frutto, non un colore. Anche “melone” è un frutto. “Malva” non abbiamo la più pallida idea di cosa sia.

 

1 – Se prude, grattatevi. Noi facciamo così.

 

1 – Se chiediamo cosa c’è che non va e voi rispondete “niente”, ci comporteremo esattamente come se non ci fosse nulla che non va. Sappiamo perfettamente che state mentendo, ma così ci risparmiamo un sacco di fastidi.

 

1 – Se ponete una domanda a cui non volete una risposta, aspettatevi una risposta che non volevate sentire.

 

1 – Quando dobbiamo andare da qualche parte, tutto quello che indossate è bellissimo. Davvero!

 

1 – Non domandateci mai a cosa stiamo pensando, a meno che non siate pronte a sostenere un dialogo su:

– sesso,

– sport,

– automobili.

 

1 – Noi siamo perfettamente in forma: “tondo” è una forma.

 

Grazie per aver letto queste regole. Sì, lo so, stanotte dormirò sul divano.Ma a noi uomini non importa: è un po’ come andare al campeggio… Segnalate questa pagina a quanti più uomini potete per fargli fare quattro risate. Segnalatela a quante più donne potete per… educarle!